Siamo
nella parte settentrionale della Côte
des Blancs, precisamente a Chouilly, villaggio classificato Grand Cru (solamente per i vigneti di
Chardonnay), e questa è una maison di
rm, che coltiva una quarantina di
ettari per una produzione che sfiora le centocinquantamila bottiglie. Come
succede spesso, non è indicata la data di sboccatura, ma so per certo di averla
acquistata, in Francia, poco meno di due anni fa.
Nel
calice è abbastanza dorato, luminoso, con ancora qualche lampo verdolino; la
spuma è tanta e travolgente, ma già si intravede il fine perlage.
Molto
espressivo, fin dal naso. Il disegno olfattivo, infatti, è una tela finemente dipinta
da sentori di fiori bianchi – ginestra e gelsomino - e da forti tinte agrumate
– arancio e cedro – , un abbozzo di pesca, una netta mandorla, con un fastoso e
cesellato tratteggio gessoso-minerale.
All’assaggio
è altrettanto raffinato e determinato, con quella cremosa gessosità che balza,
felina, ad accaparrarsi il proscenio. Gesso, ma non solo. Tutt’altro che in
posizione defilata, la connotazione agrumata con pompelmo e cedro a rintuzzare
l’incedere minerale della craie.
Una
fine bollicina coccola un sorso, il cui dosaggio, pur avvertibile, passa sotto
traccia, in virtù di una eccellente verve
acida, che modifica, definitivamente, il giudizio sulla scioltezza di beva: da
altamente fluida a spasmodica e “criminale”. Bocca
compatta e matura, di lunghissima e interminabile eleganza, con sfumature di
liquirizia e mandorla che si diffondono nel mare gessoso.
Gli
stilemi dello Chardonnay di Chouilly a sublimare il mio fuà grà.
Nessun commento:
Posta un commento