- del Guardiano del Faro -
Il ristorante è bio, il
ristorante è vegetariano, il ristorante è green, il ristorante
è
addirittura vegan. Si, ma … e il vino com’è?
Il ristorante usa solo prodotti da agricoltura biologica, usa solo
prodotti biodinamici, il ristorante non usa né carne né pesce, il ristorante
non usa né uova né latticini, e fa anche bene attenzione al frumento, che
insieme ai derivati del latte è il principale fomentatore di intolleranze. Il
ristorante riserva anche parecchia attenzione ai celiaci. Il ristorante fa sua
la filosofia Steineriana. Si, ma il vino?
Probabilmente i ristoratori
che si etichettano nei vari modi sopra citati pensano che tutti i loro clienti
siano astemi, o sprovveduti se non stupidi, diversamente non si capisce perché
se si vogliono proporre in questa maniera etica e filosofica poi quando è il
momento di costruire una breve o cospicua carta dei vini -comunque congrua e
coerente al resto degli alimenti disponibili- si scordano e steccano su un piccolo
dettaglio: il vino è un alimento, e come tale dovrebbe seguire i medesimi
criteri di scelta. Se ti vuoi etichettare in un modo ben definito, le etichette le devi conoscere.
Invece nella grandissima percentuale dei casi che mi
sono passati sotto il naso la carta dei vini è totalmente avulsa dal concetto
espresso con il cibo. Vini industriali da quattro soldi, magari inseriti
insieme a quelli veramente conformi alla teoria di base.
Alcuni indicano quali sono i
vini certificati bio o biodinamici, diversificandoli in carta tramite un
simbolo che li distingue dagli altri, alcuni costruiscono perfino una carta a
parte. Ma è peggio ancora, perché se mi dici che tutto quello che usi in cucina
è bio o biodinamico perché il vino dovrebbe seguire un sentiero diverso? in una
parola : ipocrita.
Se vuoi proporre i vini la
qualunque sei liberissimo di farlo, ma poi non prendermi per i fondelli con una
proposta gastronomica integralista. Vuoi fare il talebano? Bene, ma vedi di farlo
fino in fondo, non solo fino a quando ci arriva il tuo cervello.
Non ci capisci un belino di
vino? Ok, caro ristoratore o chef del ghe pensi mi, guarda che esistono
persone in grado di guidarti fuori dalle paludi dell’ignoranza, non ti
preoccupare, le professionalità e le capacità sono disponibili, sia in rete,
virtualmente, ma anche fisicamente.
In questo mare di contraddizioni mettiamoci anche la più grottesca, nel caso del ristorante vegano, dove nulla
che non sia vegetale sarebbe ammesso al desco. Caro ristoratore vegan, magro ed emaciato, con la compagna di vita sciatta e scolorita, caro ristoratore, capisco che tu sia così pallido per legittima scelta, però la devi smettere comunque di prendere per il culo i clienti: ma lo sai come si chiarifica
un vino? Con gelatine animali, con albumina, con bentonite, con caseinato di
potassio, con la colla di pesce, e in passato persino con sangue in polvere. Ci potrebbe essere di tutto in quella bottiglia: uovo, formaggio, pesce o carne. Se siete vegani bevete acqua
al ristorante, per ora non vedo una via d’uscita diversa. Passate parola.
gdf con i 5 minuti
Applausi!!!
RispondiEliminaIvano
Quando si dice "Pane al pane e vino al vino"
RispondiEliminaLa pinzetta è per i piselli?
Alba
Bisturi vegan
Eliminaargh!! ti ha fatto inc.... di brutto!
RispondiEliminaQuando ce vo' ce vo'
RispondiEliminaE bravo o' guardiano che guarda lontano
GML
Sono anni che dice queste cose in privato, finalmente le ha espresse pubblicamente. :)
RispondiEliminaF.
Per non parlare del letame di mucca pascolante su prati polifiti e delle sue corna, osso e cheratina, che sono tessuto vivo, almeno finché sono sulla capoccia della vacca stessa, e morto, al momento del rito di sepoltura autunnale.
RispondiEliminaGrande, ovvio ma non così lampante, perché il cliente non ci pensa al vino, e non parlo di chi beve il té o le tisane purganti, è proprio il cliente convinto di mangiar sano che poi cade sul vino da pochi euro il barile, ingenuamente, quasi in status di incoscienza di fronte alla convinzione che il mangiar vegan gli salverà a lungo la vita
RispondiEliminaGiorgio C
La coerenza è una virtù, ma la linea di confine con intransigenza ed intolleranza è sottile, siamo incoerenti come un lampeggiante, ora si ora no, un pranzo vegano, una cena con pasta integrale e verdurine, poi, sul tardi, una birra con panino "multisalse" al chiosco aperto fino a tardi, ma qui i conti li facciamo con noi stessi.
RispondiEliminaDiverso il discorso per chi propone, qui concordo con gdf, integralista a metà suona ipocrita.
M 50&50