Le mie variazioni sul tema si sono sprecate, quando studiavo non mangiavo dolci né merendine, compravo una focaccia, in subordine una pizzetta o portavo un tramezzino cotto e formaggio da casa.
Ho attraversato il periodo caffè macchiato e croissant, intervallato da quello toast liscio con tabasco e spremuta, qualche insipido inizio di giornata con tè e biscotti che ha prodotto negli stati depressivi anche la variante fette biscottate con marmellata biologica e senza zuccheri aggiunti.
Ho tentato i cereali, lo yogurt, il latte macchiato scuro con tanta schiuma, il panino al prosciutto, la frutta, la pasta fredda con olio e pendolini cucinata appositamente la sera prima, oppure ho bevuto per anni solo un caffè alla macchinetta dell'ufficio.
C'è stata la stagione integrale con miele e frutta secca e quella del caffè, pane e una scaglia di pecorino o della torta di mele di nonna papera e del bicchiere d'acqua col buongiorno.
Ho scoperto col tempo che posso mangiare niente come qualsiasi cosa, mi sveglio e capisco, il detto ogni lustro si cambia gusto mi si adatta, ma forse non ho capito bene la durata di un lustro.
Quando devo partire, mi porto del caffè freddo, in albergo assaggio, all'estero sperimento, in Liguria vado di caffè e focaccia con sardenaira a ruota, in Toscana mentre decido se crudo o capocollo affetto del pane sciapo, in montagna mi alletta il latte, uno strudel, dello speck, non amo le uova ma ho dato anche qualche colpo di frusta, ultimamente un caffè al risveglio e una spremuta di sanguinelli a metà mattina dal distributore automatico di pause lavorative.
Stamattina mi sono svegliato presto e mi è venuta voglia di aggredire questo soleggiato e pungente sabato brianzolo in pasticceria, il piano dei Supertramp non mi ha lasciato scelta né vie di fuga dal ricordo, mentre le note di Goodbye stranger mi riportavano indietro, seduto con un caffè macchiato e un mini croissant alla mela ho ripensato al mio Breakfast in America al San Carlo, l'elegante e ricco di fascino bar pasticceria ad un passo da Santa Maria Delle Grazie, frequentato dalla Milano bene dove camerieri in alta uniforme svolgono un servizio discreto ed inappuntabile.
L'albergo a ore che ci aveva concesso la camera per la notte era poco distante, la serata aveva preso la piega giusta, lei era giusta e aveva una bella piega su un viso intrigante e un corpo eccitante, mi mise a dura prova, le provai che gradivo le sue iniziative.
Entrammo in pasticceria con gli abiti della sera prima e le occhiaie della notte in bianco, quella fu una delle rare volte in cui riesco a rivedermi sopra gli sguardi delle gente, raggiante e sfrontato come si è solo a quell'età, divorai una quantità spropositata di meravigliosi canapè e mini croissant dolci, salati, farciti, guarniti...quella mattina chi ci servì non riuscì a resistere e con garbo mi sussurrò: aveva appetito, signore.
Marco 50&50
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