Era di ieri o dell’altro ieri la notizia ufficializzata
su La Stampa. Uno
dei più bei locali italiani, e che ha vantato una fama ed un fascino raro è
stato trasformato da ristorante gourmet con camere pieds dans l’eau in un più
semplice B&B. Si tratta del Baia Beniamin di Ventimiglia, a due passi dalla
frontiera, a due passi dal rinnovato Balzi Rossi.
E’ di un paio di mesi fa la sibilla che puntava il suo indice verso lo stellato di
Imperia, L’Agrodolce di Andrea Sarri, che proprio a ridosso dell’uscita della rossa ha serrato le porte e fatto
passare tra le righe la notizia di un prossimo trasferimento sulle vicine
alture della capitale dell’olio.
Anche ad Alassio si cambia, Radio Casserole confermerebbe
lo spostamento del buon Massimo Viglietti a Roma, presso L’Enoteca Achilli al
Parlamento. Che ne sarà del Palma? Un pezzo di storia gloriosa della gastronomia italiana.
In bocca al lupo e complimenti a tutti a quelli che hanno
avuto il coraggio o la necessità di cambiare, ma anche un occhio di attenzione in più a chi
resta, a contendersi uno spazio più ampio.
gdf
Dal sito del ristorante:
RispondiElimina""E’ il 1977 quando l’Enoteca Achilli al Parlamento apre i battenti in quello che è il suo attuale indirizzo, in via dei Prefetti 15. Ma la storia di questo celebre locale si intreccia con quella di Gianfranco Achilli, un personaggio fondamentale nel mondo del vino e della ristorazione romana, un gourmet ante litteram, un precursore dei tempi che, prima di tanti altri, aveva intuito l’importanza della qualità nel calice e nel piatto.
A 8 anni Gianfranco ai banchi di scuola preferisce quelli del bar, dove si rivela un mago del caffè. Poi le esperienze al Circeo, tra gelateria e ristorante. E finalmente l’approdo nella Capitale dove, dopo un’esperienza in un piccolo bar di via Federico Cesi, decide di provare l’avventura in centro, proprio nel cuore di Roma. Accanto a lui, inseparabile, c’è sua moglie Bianca, per tutti “Franca”.
Saranno loro a dar vita ad Achilli al Parlamento e a renderlo famoso grazie all’accurata selezione di etichette, alla professionalità del servizio, alle straordinarie tartine, ai bellissimi cesti natalizi, alle esclusive prelibatezze alimentari.
Da qui sono transitati tanti personaggi celebri: dall’Imperatore del Giappone a Pasolini, da Pupi Avati ai componenti della banda della Magliana (che però restavano fuori, proprio per rispetto nei confronti di Gianfranco).
Oggi il locale è gestito da Cinzia, figlia di Gianfranco e “Franca”, e da suo marito Daniele Tagliaferri, palato raffinato e stile inconfondibile. E già si intravede il talento di Alessio, figlio della coppia, che dal nonno ha ereditato la passione per le tartine e dai genitori l’amore per il vino e il piacere per un lavoro diverso dagli altri.""
R.
Si conosce già il luogo dove riapre l'agrodolce??
RispondiEliminaGiorgio
Andrea Sarri, ed il suo Agrodolce, (salvo inconvenienti dell'ultim'ora) riapriranno nel mese Marzo, sulle colline di Imperia, in una location un pò distante dal centro (una decina di minuti in macchina) ma con una vista ed un panorama mozzafiato.
RispondiEliminaSarà al centro di un nuovo resort di lusso costituito da una quindicina di "villette-suite" tutte ovviamente con una splendida vista ed in un angolo di tranquillità e pace.
Per chi conosce Imperia, lo troveremo sulla cima di Capo Berta!
Danilo Meo
...e chi la conosce al 50% può farsi scortare da una pattuglia di esploratori di Palatofine...
EliminaM 50&50
Ovviamente ti scortiamo noi...
EliminaDanilo & Palatofine
da Capo Mele a Capo Berta è breve la trasferta
RispondiEliminaFranck
RispondiEliminaU pescaù de luassi (il pescatore di branzini)
discendeva da una famiglia di pescatori: cent'anni fa suo nonno era stato mozzo su un peschereccio e dopo, sbarcato, aveva tirato per anni la rete per vivere, sicchè con un socio noleggiò una barca e cominciò a pescare in proprio.
Pescare con le reti era un lavoro duro, ci si alzava di notte per andare al largo con la lampara per sorprendere I pesci e catturarne in abbondanza.
Dopo il nonno suo padre aveva rilevato la metà dal socio ed era diventato proprietario di tutta la barca e delle reti.
Così poco per volta il padre comperò anche una casa e mantenne la famiglia meglio di prima.
Pescare, pescare, pescare,era una parola d'ordine che non ammetteva riposi nè altre distrazioni. Sulla tavola c'erano sempre sempre acciughe, sardine, polpi, e qualche rimasuglio non venduto ai mercati che si usava per la zuppa.
Lui, però non amava quella vita. Era un solitario, e aveva la passione per una pesca più difficile così si comprò una canna e divenne esperto in tutti I sensi in
questo nuovo genere di pesca, specializzandosi nei luassi.era veramente bravo, ogni tanto ne pescava qualche esemplare davvero stupendo; aveva imparato tutte le tecniche e ammirazione e consensi lo seguivano nel suo intento. Era soddisfatto e orgoglioso in cuor suo.....ma I luassi non abbondavano più, anni e anni di pesca per portare a casa qualche bel pesce con giornate dove erano più le esche e le ore sprecate ad aspettare che I luassi portati a vendere.intanto le barche dei pescatori tornavano sempre con cavagni di acciughe e serri, signorine e mennole che venivano venduti di continuo sui banchi e per le strade. Lui, continuava a vivere cercando I suoi luassi e a tavola non aveva più sgombri, soralli ma cominciava a mangiare condiglioni e insalate, pancotti e minestroni. Poi la sera sul calar del sole camminando in riva la mare vedeva le luci delle lampare e pensava a quanta diversità di spirito e idee c'era tra lui e quelle barche.....così prese un treno e andò a roma
Non è da condiglioni vivere di condiglioni, ma la paura si insinua quando le certezze vacillano.
EliminaUn 2014 che inizia con questi commenti poetici mi aiuta.
M 50&50
All'ombra dell'ultimo sole s'era assopito un pescatore e aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso.
RispondiEliminaGenovese,nato e operante,in quel che fu Repubblica marinara,dispiace sempre vedere fari spegnersi ,soprattutto per un Giovane come me( e altri che operano egregiamente nella vecchia repubblica marinara ) che, non avendo la luce di direzione del faro, quando vanno in mare a remi ,a pescare perdono l orientamento
RispondiEliminaSulla nostra barca ci siamo solo noi e la nostra idea ma il faro ci serve come linea guida per non finire a farsi dire "Sali a bordo cazzooo"
Nella attuale tempesta, dove perdi i remi e navighi nella speranza di riprendere il controllo, la luce del faro,anche se lontana,ti da sicurezza e inconsciamente capisci che ce la puoi fare.
Poi qualcuno fin dal inizio è salpato su una barca a motore,é molto lontano e ora tira dritto verso il faro,é molto lontano,ma la benzina finisce,la forza delle braccie,anche se doloranti no!
Ad Majora
E' da un po' che non ci vediamo... Troverò l'occasione ;-)
Eliminagdf