gdf
Dove potrebbe essere collocabile un ristorante che si apre agli occhi in questa maniera? Ma si, con l'interno di un Pavillion nel Bois de Boulogne potrebbe essere abbastanza coerente; oppure penserei al borghese arredamento di un locale classico parigino del 16°, non secolo, arrondissement. O ancora, lo sistemerei al piano terra vista giardino di in una nobile villa dalle parti dei Duchi di Borgogna. Invece questo era un cinema, e l'edificio originale oggi ospita il Ristorante il Faggio, condividendo la facciata con un'altra insegna: quella della Società Operaia di Pollone fondata nel 1868.
Pollone, uno dei comuni più belli e ricchi di storia e di personaggi legati all'operosità della gente di queste parti, sulle colline piemontesi che legano il Biellese al Canavese. Da solidissimi Hénockiens come la famiglia Piacenza (cashmere), con le porte aperte e con i bilanci in ordine dal 1733, fino ad avventurieri del businnes dei mobili a basso prezzo, quello che rese note le Prealpi Biellesi, isole comprese: provare per credere... E poi un noto pittore dell'800 come Lorenzo Delleani, a dare un tono anche culturale al piccolo borgo ad alta concentrazione di Euro. Intorno tanto verde e belle ville, parchi pubblici e giardini privati, quiete e aria buona.
Due ristoranti che fanno da riferimento per tutta la piccola provincia di Biella e collocati a un centinaio di metri uno dall'altro. Lo stellato Patio di Sergio Vineis (il report è in archivio nel mese di Febbraio) e questo Il Faggio di Gatti & Zanone, che poteva anche essere sulla strada buona per lo stellaggio bis del comune, ed invece a causa di un disgraziato misunderstanding è finito addirittura fuori dalla Rossa. Ma c'è tempo per rimediare, tenuto conto della buona qualità di questa cucina a tratti legata al territorio a chilometro zero (o comunque provinciale) e a tratti soggetta a qualche leziosità modaiola, comunque né eccessiva né fastidiosa.
Bollicine langarole da pinot nero (80%) e chardonnay (20%), servite con intriganti unghie viola dalla sorridente Cristina.
Qui spicca, oltre ai buonissimi grissini, quel pane più scuro, frutto di un impasto di sei diverse farine (Mulino Sobrino) e cereali.
Siamo in zona di pascolo prealpino, e quindi ben venga un burro lavorato con le erbe aromatiche.
I dadini di salmone scozzese marinati e affumicati maison, spuma di burrata al sifone, sesamo nero, mandorle tostate e uova di salmone... gli ingredienti sono molti, ma collaudati.
La battuta di scamone, germogli, foie gras al sesamo bianco e nero...
La riuscita terrina di paletta biellese e foie gras, gelatina di mele alle noci e timo
Ravioli di erbette selvatiche (e si sente !) in crema di formaggio Castelrosso e noci.
Doveroso e ampio spazio per questo vino, tra le cose migliori che questa provincia abbia mai prodotto e poi visto appoggiato su uno dei propri tavoli. Come si dice -usando termini di gran moda- quando un vino piace per il suo profumo vicino ai frutti rossi, per il suo colore non troppo intenso, per la sua gradazione comprensibile, per la sua leggerezza e digeribilità, per la sua facile bevibilità. Negli ultimi anni tutte queste impressioni sensoriali si riassumono in due parole:
borgogneggia piacevolmente.
L'opposto?
bordoleggia pericolosamente.
Corposo lombo di coniglio farcito di erbe, timo, asparagi, riduzione al Porto.
Pre dessert: raffinato sorbetto di rose e petali di rose...
Vince la zuppa di pesche al moscato, bavarese agli amaretti, nettarina e menta. Impeccabile.
Notevole anche questo vecchio Porto, da bis e tris
Piccola pasticceria adeguata al vino
gdf
Gran buoni vini quelli dei De Marchi; meglio dei Sella
RispondiEliminaBeppe
Ci sono delle ciofeche dentro la Michelin e questo non c'è?? ma mi faccia il piacere :-)
RispondiEliminaL.
Proprio buono quell'uvaggio dei De Marchi... disarmante.
RispondiEliminaLa Michelin avrà modo di rimediare
Il loro Lessona è da strappacuore
RispondiEliminaSicuramente, in proporzione lo è senza dubbio, e mi spiace di non aver bevuto anche il Lessona. Convincere i biellesi a mettere sul tavolo di un ristorante come questo i 60 euro necessari per bere "un Lessona" è tutto un altro discorso...
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