- del Guardiano del Faro -
Dieci, ma anche quindici anni fa,
questa cittadina e i suoi dintorni rappresentavano la migliore soluzione per
chi volesse passare un eccellente week end gourmand nello spicchio di Riviera
dove maturano i datteri. Due stellati più altri tre o quattro nella direzione della
frontiera – in meno di dieci chilometri - oltre ad una bella collana di piccoli
indirizzi degni di figurare in quasi tutte le guide. Oggi? Zero stelle e quasi
più nulla di analogo. Il bello deve ancora venire? Aspettiamo Novembre, quando cadono le foglie morte.
La ritirata delle grandi tavole ha lasciato spazio ancor più ampio ad una ristorazione che ha più probabilità di sopravvivere, quella che non fa sanguinare il portafogli.
La ritirata delle grandi tavole ha lasciato spazio ancor più ampio ad una ristorazione che ha più probabilità di sopravvivere, quella che non fa sanguinare il portafogli.
Le guide, con le loro icone:
chiocciola, bib gourmand, ruota della buona cucina e ogni altro simbolo che
identifichi quella che in parole povere rappresenta la cucina regionale a buon
rapporto qualità prezzo sono da lungo tempo concordi nell’identificare questo,
anzi questa Magiargé ( andate a leggerne la storia ) nel locale che grazie ad
una costanza nel tempo ha resistito a tutte le intemperie dell’ultimo decennio e che regge grazie a questa filosofia da 17/18 anni.
Cucina maggiorenne che qualche maligno definisce cucina furba, ma come ben sappiamo noi che andiamo per ristoranti con un occhio
che deve sapere anche leggere oltre il piatto, questa è una cucina più
intelligente che furba, perché abbigliata di territorialità, perché sceglie
materie prime non troppo onerose, perché sceglie ricette facilmente eseguibili
da chiunque regga in mano le padelle, perché non rinnega le vecchie e le nuove
scelte ( o rinunce ) di cantina, perché sa far coincidere il calore e l’atmosfera da trattoria
all’interno dei locali ma sa anche uscire allo scoperto durante le calde serate
estive.
La prima volta che entrai qui
rimasi stupito innanzitutto da una carta vini che appariva sovradimensionata
rispetto alla proposta di cucina. Non solo sul versante italiano ma anche su
quello francese, perché Mauro Benso ( il proprietario) è stato ben consigliato
dallo chef de Cave del Grand Hotel di Paris, che gli aveva infilato in carta
perle rarissime in Italia, come Guffens
Heynen o Denis Mortet, già tre lustri fa.
Ma qui la cantina va un po’ per
conto suo, rarità e prezzi anche, perché la lista è compilata
su due colonne. Puoi scegliere la bottiglia e bertela al tavolo con due
piattini adeguati, oppure te la porti via beneficiando di un discreto sconticino,
che tenuto conto della collezione di vecchi millesimi potrebbe anche diventare
un buon affare per chi non ha bevuto abbastanza a pranzo e vuole proseguire
degnamente la giornata altrove.
Grazie per la compagnia e la bella giornata!Posto davvero piacevole e dall'ottimo rapporto q/P.La cantina è un caso a parte...:-))
RispondiEliminaG.
che pezzo Guardiano, mi sto quasi mettendo a piangere per i ricordi.
RispondiEliminati leggo ormai da anni, ma non sto qui a farti complimenti inutili; ti faccio però una proposta, immaginando la tua residenza pres-alassina: potrò invitarti un giorno sull'isola lì davanti per una bevuta insieme a qualche amico mio beone?
alla prima occasione,
Marco
Sull'Isola della Gallinara.
EliminaCaspita!
A che ora ci vediamo?
il primo sabato/domenica di sole, così da poter mangiare fuori.
RispondiEliminaovviamente l'invito è allargato a chi vorrai portare, fino ad una dozzina ci stiamo comodi :-)
ci aggiorniamo presto.
Ok, grazie e a presto allora...
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