-gdf 2012 -
Dolce, salata, calda, morbida, cremosa, noiosa, come quella là. Sempre carente, mancante di qualche cosa. Incompiuta. Ma in grado di sopportare un senso diverso ogni
volta: con una speziatura, con una nota piccante, con una consistenza più tosta, non so, un crostino agliato, con qualche cosa che la renda quello che non
sembra. Ma allora non sarebbe più una vera minestra di zucca: il gusto
dell’incompiuto, il piacere nel lasciare spazio all’immaginazione, da lasciarne svogliatamente un po’ nel piatto; il gusto cinico di arrivare vicino al centro del bersaglio e
mancarlo volutamente. Un quadro senza cornice. Un film senza finale. Un romanzo
senza epilogo. Un menù senza dessert. Un grande vino bevuto nel bicchiere
dell’acqua. Le Church's senza calze.
Il sadico e sapido sapore del
platonico, quando lei avrebbe volentieri concluso fisicamente. Un estenuante petting psicologico. Una minestra di zucca. Sapere di
potercela fare ma non volerlo fare. Il sottile piacere - con il labbro
ammiccante e la coda dell'occhio allertata - di lasciare vincere chi continua a starti sempre appresso con
nessuna idea se non le tue, rese caricaturali. Fingere di stupirsi quando il tuo
posto l’ha preso un altro perché pensava di essere un pochino più furbo di te.
Davanti al portiere la sbagliavo sempre, e allora, piuttosto di tirargliela addosso preferisco fare come un Balotelli che stasera solo davanti al portiere la butterà a lato per non lasciare al portiere la soddisfazione di poter dire di aver preso gol da Balotelli.
Davanti al portiere la sbagliavo sempre, e allora, piuttosto di tirargliela addosso preferisco fare come un Balotelli che stasera solo davanti al portiere la butterà a lato per non lasciare al portiere la soddisfazione di poter dire di aver preso gol da Balotelli.
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