- del Guardiano del Faro -
Renzo, Il Guardiano della Finanziera |
Sulla
Savona Torino nel tratto Savona/Mondovì non si sente bene nessuna Radio. Anche
Isoradio mi abbandona a Savona. Il primo CD che mi viene in mano è degli U2, è
un best 80-90: quando il meglio doveva ancora venire.
The Unforegettable Fire lo faccio girare tre volte, poi
commuto sulla radio. La prima che si sintonizza in automatico mi lancia nelle
orecchie un messaggio diverso. Ligabue dice che il meglio deve ancora venire, ma lo dice con una voce opaca, ormai palesemente ben poco convinta. Il messaggio è già sciocco di suo, e si intuisce dal
tono di voce del Liga che non ci crede più neanche lui, perché pure per lui è finito il tempo in cui ballava sul mondo, ed ora, come per molti, è
il mondo che sta ballando su di lui, anche a giudicare dal numero di pezzi
inutili che è forse costretto a produrre per tirare avanti mollemente negli ultimi anni. Rimetto le mani nella tasca laterale, Ligabue alla radio chiama Litfiba in CD, Piero Pelù nel 1990 si chiedeva: vorrei sapere perché non è reato fare la puttana di stato ed abusare di ogni potere... Qui il vecchio e il nuovo si fondono, e mi convincono della mia condizione ideale: il Re del Nulla. Volendolo ammettere e riuscendo a digerirlo, oppure l'opinione degli altri: il poeta della ca##ata, il vg di provincia, il Bukoswky annacquato, il Simonet dei lecc@culo, l'Hemingway bouchonné. Li salto tutti, li lascio tutti, anche l'uscita Sophie, perché la mia è la prossima. La imbocco velocemente prima che il Vasco mi ricordi che siamo ancora qui, sopravvissuti a noi stessi e agli altri.
Dal Renzo, ho rifatto i conti da buon ragioniere del 1979, ci
vengo dal 1995, quando “del meglio” per
me ne era già arrivato parecchio e di torta di riso ne avevo già mangiata più di
metà abbondante. Per Giampiero Vivalda si stava invece aprendo un decennio folgorante per successo di pubblico e di critica, e presumibilmente anche economico. Una
umile forchettina Michelin mi condusse fin qui, dopo un ora e tre quarti di
strada dal già decadente biellese, in taxi, perché fui quasi costretto a
venirci, ma senza l’onere di dover guidare.
Non mi è mai piaciuto guidare, neanche con le belle macchine, neanche con a fianco delle belle ragazze. Mi distraggo quando guido.
Forse è anche per questo che gli unici due amici che
hanno fatto e fanno gli avvocati per me quando ne ho bisogno e senza voler nulla in cambio hanno lo stesso nome, ed entrambi amano dissennatamente la grande cucina classica,
entrambi amano i grandi vini francesi, entrambi non hanno la patente di guida, entrambi
possiedono il passaporto diplomatico del più alto savoir vivre, roba che non
trovi al discount delle conoscenze di tutti i giorni.
Cervere, i porri nel giardino del ristorante |
E quindi
se un "Paolo" mi invitò quel giorno in ufficio con la scusa della “pratica da sistemare”, mentre invece si trattava di sistemare in un
bicchiere adeguato un Cognac di Marcel Ragnaud 1929, e poi mi intimò di sedermi su un taxi notturno per
andare in una trattoria di Cervere; ecco, ieri come oggi, io posso protestare per un po’, come feci,
ma poi, progressivamente, sempre di meno.
Erba di San Pietro, ottima nella frittata. |
Ci dovremmo andare perché “dal Renzo” si mangia la miglior “Finanziera” del mondo. E da Biella non era e non è solo il mio avvocato pedemontano che partiva e che parte appositamente allo scopo. Anche un futuro direttore della Guida de L’Espresso non si tirò mai indietro di fronte all’evidenza.
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