venerdì 23 settembre 2011

Valutazioni azzardate

- del Guardiano del Faro -

Vagando senza meta nella campagna lombarda condivisa dalle province di Como, Varese e il Canton Ticino capiterà spesso di entrare e uscire dai confini attraverso un numero indefinito di così detti valici di frontiera, da queste parti più frequenti dei tabaccai . Frontiere spesso lasciate ormai a se stesse, dove un fosso e una ringhiera sono il massimo della protezione, ricordo romantico dei bei tempi del contrabbando creativo, quando i più poetici artisti del transito di valori riempivano di monete da 500 lire in argento il tubo del telaio della Graziella pieghevole e arrancavano lungo le stradine prossime alle dogane con malcelata fatica. Sorriso di circostanza, gomme fiaccate dal peso del “carico” e rischio di non riuscire più a fermarsi in fondo alla più tenera delle discese con i freni vanamente tirati per evitare di investire i doganieri.

Leggo Vecchia Osteria, non conosco questo posto ma mi fermo ugualmente con l’intento di consumare un frugale pasto, magari all’aperto, magari sotto un bosco di faggi e castagni. Tutto a posto, il vecchio cascinale magnificamente restaurato è ospitale e caldo nei suoi interni, lo si vede già attraverso le finestrelle che danno sulla strada e sul parcheggio privato. Si intuisce anche la presenza di un fresco dehors alberato. Quello che non si può intuire è la presenza della targa rossa della Gault Millau svizzera che senza mezze misure mi garantisce che qui si mangerà da 16/20mi .

Sapete com’è, un conto è trovare la targa di una catena, di una associazione o il simbolo di una guida; o per meglio dire: il giglio della Relais, il simbolo delle Soste piuttosto del macaron Michelin. Un altro conto è ritrovarsi di fronte al numeretto fissato alla parete che non ti da scampo, il numeretto dice che qui si mangia da 16 , e quindi se non hai capito che qui si mangia da sedici ti senti un po’ scemo, o tu o quelli che gliel’hanno attaccato. E allora andiamo a vedere qualche piatto da sedici.

La sala con il camino, lo chef ama molto le affumicature...

L'onesto e ben riuscito Merlot bianco di Guido Brivio, Mendrisio.
Lo chef Ambrogio Stefanetti prende la comanda .

Crema di zucca all'olio di zucca

Foie gras e petto d'anatra fumé

Salmone irlandese selvaggio marinato all'aneto e affumicato al legno di faggio.

Risotto con fegatini, porcini e zafferano.

Ravioli di formaggi di queste valli al burro e salvia.

La sala che da sul vasto giardino

Affogato di crema al caffè e nocino della casa.

Come una zuppa inglese di frutti rossi.

In giardino...
E allora? Avrò mangiato da 16 piuttosto che da 14, 17, 15,5 o 16,8 ? Bho! Posso solo dire che ho mangiato bene, che tutti i piatti erano meglio di come è lecito attendersi da preparazioni molto classiche, voir tradizionali, che il servizio è ottimo, lo chef simpatico e disponibile, l'ambiente rilassante e riservato. In sostanza, quel che conta è che in questo posto tornerei volentieri, per l'insieme dei vari aspetti ma soprattutto per poter assaggiare altri grandi classici della cucina , regionale o internazionale che siano, fregandome della targhetta rossa attaccata al muro di questa Vecchia Osteria che non è vecchia e neppure Osteria. -gdf-


5 commenti:

  1. Se un salmone fumé e straordinario vale anche 20!
    Paolo

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  2. ottimo ristorante.
    Come era composta la salsa del salmone?

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  3. La salsa per il salmone era un semplice yogurt naturale con julienne di cetriolo

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  4. Si intuisce anche la presenza di un fresco dehors alberato.

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